Archivia 17 Febbraio 2025

Il bilinguismo come risorsa per i bambini con autismo

da popsci.it

Parlare più lingue in famiglia può portare numerosi benefici cognitivi, in particolare per i bambini con disturbo dello spettro autistico (ASD). Questa è la conclusione di una nuova ricerca condotta dal College of Arts and Sciences dell’Università di Miami.

Un team di ricercatori guidato da Celia Romero, dottoranda in psicologia clinica, insieme ai professori Lynn Perry, Michael Alessandri e alla ex docente dell’Università di Miami Lucina Uddin, ha analizzato il ruolo del bilinguismo su un campione di 112 bambini tra i 7 e i 12 anni, comprendente sia bambini con sviluppo tipico che bambini con autismo. I risultati hanno mostrato che i bambini bilingue possedevano competenze di funzionamento esecutivo più sviluppate, ovvero una maggiore capacità di controllare gli impulsi e di passare da un compito all’altro rispetto ai coetanei monolingui.

“Abbiamo scoperto che il multilinguismo è associato a miglioramenti nelle funzioni esecutive, che a loro volta sono correlate a un miglioramento dei sintomi dell’autismo”, ha dichiarato Perry. “C’erano già indizi nella letteratura scientifica, ma è stato emozionante vedere la portata di queste differenze nel nostro studio.”

Pubblicati sulla rivista Autism Research, i risultati dello studio sono significativi poiché le funzioni esecutive rappresentano una sfida fondamentale per i bambini con autismo, influenzando la loro capacità di adattarsi a nuovi contesti e di gestire compiti complessi. Tuttavia, i benefici del bilinguismo non si sono limitati ai bambini con ASD: anche i bambini con sviluppo tipico hanno mostrato miglioramenti nelle funzioni esecutive.

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Long Covid, scoperta “l’impronta” molecolare nel sangue dei bambini

da ospedalebambinogesu.it

Un giorno il Long Covid nel bambino potrebbe essere diagnosticato in modo oggettivo con un prelievo di sangue, grazie anche all’aiuto dell’Intelligenza Artificiale (IA). Infatti, uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS, ha evidenziato nel plasma la firma molecolare del Long Covid nell’età pediatrica e utilizzato uno strumento di IA in grado di fare la diagnosi sulla base dei risultati del prelievo con un’accuratezza del 93%.

Il Long Covid riguarda mediamente lo 0,5% dei pazienti pediatrici esposti al SARS-CoV-2. Questa condizione, nota anche come Post COVID o Post-Acute Sequelae del SARS-CoV-2, è caratterizzata dalla persistenza di segni e sintomi non presenti prima dell’infezione virale che durano almeno 8-12 settimane, con un impatto negativo sulla vita quotidiana. Il Long COVID è stato riscontrato in pazienti di quasi tutte le fasce d’età, e tra i pazienti pediatrici quelli di età superiore ai 10 anni sembrano più colpiti, indipendentemente dalla gravità dell’infezione iniziale. Nell’adulto è stato riscontrato il ‘segno’ del Long Covid nel sangue, ma mancava un analogo riscontro nella popolazione pediatrica.

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