Appendicite acuta nei bambini, antibiotici meno efficaci della chirurgia

 da doctor33.it

Nei bambini con appendicite acuta non complicata (UA) la gestione non operatoria (NOM) con antibiotici è associata a un tasso di fallimento terapeutico e a complicanze gravi quasi 5 volte maggiori entro un anno rispetto a quelli sottoposti ad appendicectomia. Sono questi i risultati di una recente meta-analisi pubblicata su JAMA Pediatrics.

I ricercatori hanno identificato 1.246 studi attraverso PubMed, Embase, Scopus, Cochrane e Web of Science, includendone sette RCT condotti tra il 2015 e il 2025 su 1.480 pazienti pediatrici (3–17 anni).

Gli autori, guidati da Isabella Faria (University of Texas Medical Branch), evidenziano che, pur restando un’opzione sicura in casi selezionati, la gestione antibiotica comporta un rischio più alto di fallimento terapeutico e reospedalizzazione. La NOM ha garantito un ritorno più rapido a scuola (−1,36 giorni) e alle normali attività (−4,93 giorni), ma a fronte di una maggiore probabilità di reintervento e complicanze severe.

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Diagnosi di appendicite acuta facilitata da due indici infiammatori facilmente calcolabili

da pacinimedicina.it

Non sarà forse appendicite?“Devo andare in pronto soccorso?” “Sarà necessario l’intervento chirurgico?”. Sono questi i classici dilemmi che i genitori sottopongono inevitabilmente al proprio pediatra alla comparsa di addominalgia, soprattutto se improvvisa, inspiegabile o non direttamente correlabile a una causa oggettiva. In effetti, in ambulatorio come pure in pronto soccorso, l’appendicite acuta si profila come una patologia subdola, sia perché le sue manifestazioni – solitamente febbre, nausea e vomito – sono alquanto eterogenee, variabili e aspecifiche, sia perché un errato inquadramento clinico può portare, a seconda dei casi, a un intervento inappropriato o, al contrario, allo sviluppo di complicanze gravi, a un elevato rischio di sepsi o perfino a un esito letale. Malgrado gli strumenti attualmente disponibili, è particolarmente sentita l’esigenza di velocizzare la risposta a un eventuale dubbio diagnostico e quella di ridurre il più possibile il margine di incertezza: in tale contesto va da sé che l’esame emocromocitometrico non può che proporsi come una strategia ottimale, essendo già integrato nella normale pratica clinica, di facile esecuzione e di basso costo.

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