Smartphone a pranzo e cena? Aumentano i disturbi

Smartphone a pranzo e cena? Aumentano i disturbi

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da dire.it

Tre bambini su 5 usano frequentemente il cellulare di mamma e papa’. Dato che cresce al 90% tra gli adolescenti, sempre piu’ tempo connessi alla rete. “I genitori devono stabilire delle regole, delle norme di condotta, limitando il piu’ possibile il tempo di utilizzo dello smartphone e scegliendo i programmi educativi adatti alle varie eta’ dei figli. Esistono 80mila App che si definiscono educative, ma non sempre lo sono”. A dirlo e’ Elena Bozzola, segretario nazionale della Societa’ italiana di pediatria (Sip) e autrice del primo Statement dei pediatri sull’uso dei media device (cellulare, smartphone, tablet, pc ecc.) nei bambini da 0 a 8 anni di eta’

“Come siamo arrivati a questa situazione? Come mai un bambino di 3 anni puo’ esigere di stare sempre al cellulare?”, chiede lo psicoterapeuta. “Lo smartphone e’ diventato il nuovo ipnotizzatore dei bambini- chiosa l’esperto- se prima per distrarli o calmarli veniva dato un orsacchiotto nel primo anno di vita dei piu’ piccoli, adesso si da’ lo smartphone o il tablet nella completa inconsapevolezza dei danni che si stanno creando”. In primis la dipendenza dal cellulare. “Abbiamo bambini incapacita’ di starne senza- ricorda lo psicologo- ma le prime sentinelle sono i pediatri. Loro vedono il problema sul nascere, mentre noi psicologi solo quando e’ gia’ esploso”.

Dalla dipendenza da smartphone ai disturbi alimentari il passo e breve. Quanti genitori lamentano ‘Mio figlio non mangia senza uno smartphone davanti agli occhi’?. Ecco in loro aiuto delle regole di base: “Sconsigliamo l’utilizzo del cellulare sotto i due anni e consigliamo di limitarne l’utilizzo fino agli 8 anni. I minori non devono mai usarlo prima di andare a dormire e durante pasti. Il bambino- sottolinea la pediatra della Sip- deve imparare a mangiare e non si deve distrarre. Deve imparare a masticare bene e ad apprezzare il cibo. Deve capire in cosa consiste la sensazione di sazieta’- spiega- altrimenti il rischio e’ cadere nel sovrappeso, nell’obesita’ e di mangiare junk food”.

Il problema reale in ambito alimentare e’ “la crescente incapacita’ di masticazione nei piu’ piccoli. I bambini non sanno piu’ masticare- fa sapere Castelbianco- mangiano solo alimenti morbidi. Il cibo dovrebbe essere una cosa piacevole, invece sta perdendo sapore perche’ in primo piano c’e’ il telefonino. Prima si giocava a tavola e adesso non piu’, il cibo si ingoia senza partecipazione”. Cosi’ l’Italia e’ arrivata “al cinquantesimo posto nella classifica mondiale del benessere dei bambini e al primo c’e’ la Danimarca. Certo non per il clima”, ironizza lo psicoterapeuta. Come mai? “Perche’ in Danimarca i bambini giocano all’aperto e senza cellulare”.

Nel Belpaese, invece, lo smartphone non si lascia mai. Il 45% degli italiani dorme con il cellulare sotto al cuscino o appoggiato al comodino e le ripercussioni sul sonno sono evidenti. “Un adolescente perde fino a 6 ore e mezzo di sonno alla settimana- afferma la pediatra della Sip- con un aumento della stanchezza, dell’ansia e della depressione. Gli adolescenti sempre connessi sono poi anche quelli che si ammalano piu’ facilmente, correndo un maggior rischio di sviluppare raffreddori, febbri e patologie cardiometaboliche in eta’ adulta”. Usare il cellulare di notte indica “un’amara solitudine- aggiunge lo psicologo- indica adolescenti in attesa che qualcuno gli scriva o li chiami, e cosi’ siamo arrivati ad avere in Italia 120mila hikikomori”.

Qual e’ allora l’eta’ giusta per utilizzare lo smartphone? “Mai sotto i 2 anni- ripete Bozzola- e sopra i 2 anni i genitori devono scegliere le applicazioni da mostrare ai loro figli. Non devono essere i bambini a sceglierle. Inoltre- aggiunge il segretario nazionale della Sip- la presenza del genitore deve essere costante”. Per quanto riguarda, infine, la quantita’ di tempo consentito, “meno di un’ora al giorno fino ai 5 anni e massimo 2 ore fino agli 8 anni. Negli adolescenti e’ importante la qualita’ del tempo piu’ che la quantita’- conclude- invitandoli, con il buon esempio, ad un uso ragionevole e sano dello strumento”.

marco

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