Acquaticita’ neonatale

Acquaticita’ neonatale

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da bambinopoli.it

Si chiama, infatti, nuoto neonatale l’attività acquatica rivolta a neonati e bebè. Lo scopo, chiaramente, non è quello di insegnare ai piccoli i segreti degli stili e le tecniche di nuoto più raffinate, ma prolungare nel bambino il piacere dello stare ancora nell’acqua, muovendosi in un ambiente che gli è familiare e progredendo man mano verso la completa autonomia dei movimenti.
Si lavora, quindi, sulla motricità e non sulla tecnica di movimento per educare il piacere del corpo attraverso la scoperta di sé: non si tratta, perciò, di un precoce avviamento al nuoto, ma di un’esperienza piacevole attraverso la quale migliorare lo sviluppo psico-motorio del neonato sfruttando l’ambiente acqua come fonte di stimolo per la crescita.

Durante questi corsi, dunque, ai bambini vengono proposti attività ludiche di cui l’acqua è l’elemento caratterizzante per creare un forte punto di contatto tra i bebè e i loro genitori, in modo tale da arricchire in questo modo il loro bagaglio emotivo e percettivo. Le piscina preposte allo svolgimento di nuoto baby sono, infatti, spesso caratterizzate da un’atmosfera allegra e vivace, le vasche sono colorate e piene di giocattoli che stimolano la fantasia del bambino, mentre gli spogliatoi devono in qualche modo richiamare alla mente un mondo incantato e sospeso nel quale immergersi.

Dal punto di vista metodologico ciò che si cerca di fare è aiutare il piccolo ad ambientarsi sfruttando la capacità di adattamento che caratterizza i suoi primi anni di vita e prepararlo a un futuro insegnamento del nuoto consentendogli di raggiungere una certa autonomia in acqua.
Il nuoto neonatale, inoltre, è ritenuto di grande utilità per mettere al riparo il bambino da eventuali possibili problemi futuri: infatti, è accertato che esso rinforza il sistema cardio-circolatorio, respiratorio e l’apparato scheletrico, e che, dal punto di vista psicologico, abbia il potere di accrescere la fiducia in se stessi, la sicurezza nei propri mezzi e la capacità di concentrazione e di apprendimento.

Ma come spiegare a un bambino che ancora non è in grado di capire il linguaggio verbale che non deve bere una volta che si trova sott’acqua? La risposta è molto semplice: pare, infatti, che una volta immersi nell’acqua i piccoli allievi comincino a muoversi in modo del tutto spontaneo con gli arti superiori e inferiori. Ciò implica che, in qualche modo, è come se conoscessero l’ambiente e sapessero perfettamente come gestirlo. Talvolta, ad essere spaventati sono più i genitori che i bambini, i quali il più delle volte manifestano una certa curiosità per l’acqua e un naturale adattamento ad essa.
Non serve aver paura: accanto a un insegnate esperto il piccolo imparerà perfettamente le tecniche di respirazione sott’acqua e sarà in grado di rimanere in apnea per qualche secondo senza alcun rischio per la sua salute o incolumità.

marco

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