Archivia 21 Maggio 2023

Acquaticita’ neonatale

da bambinopoli.it

Si chiama, infatti, nuoto neonatale l’attività acquatica rivolta a neonati e bebè. Lo scopo, chiaramente, non è quello di insegnare ai piccoli i segreti degli stili e le tecniche di nuoto più raffinate, ma prolungare nel bambino il piacere dello stare ancora nell’acqua, muovendosi in un ambiente che gli è familiare e progredendo man mano verso la completa autonomia dei movimenti.
Si lavora, quindi, sulla motricità e non sulla tecnica di movimento per educare il piacere del corpo attraverso la scoperta di sé: non si tratta, perciò, di un precoce avviamento al nuoto, ma di un’esperienza piacevole attraverso la quale migliorare lo sviluppo psico-motorio del neonato sfruttando l’ambiente acqua come fonte di stimolo per la crescita.

Durante questi corsi, dunque, ai bambini vengono proposti attività ludiche di cui l’acqua è l’elemento caratterizzante per creare un forte punto di contatto tra i bebè e i loro genitori, in modo tale da arricchire in questo modo il loro bagaglio emotivo e percettivo. Le piscina preposte allo svolgimento di nuoto baby sono, infatti, spesso caratterizzate da un’atmosfera allegra e vivace, le vasche sono colorate e piene di giocattoli che stimolano la fantasia del bambino, mentre gli spogliatoi devono in qualche modo richiamare alla mente un mondo incantato e sospeso nel quale immergersi.

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Mascherine negli studi. Ecco le linee guida per i pediatri

da quotidianopediatria.it

A partire da oggi i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta potranno contare su un documento snello, con solide basi scientifiche, per decidere in autonomia e sulla base della situazione contingente se e come rendere obbligatorio l’uso delle mascherine nei loro studi e garantire il contenimento del rischio infettivo. Grazie ad un lavoro realizzato di concerto tra i medici della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) e della Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp), è stato infatti varato un manuale operativo che, in poco più di 10 pagine, offre ai singoli camici bianchi criteri di valutazione che si adattano ai differenti scenari epidemiologici e alle rispettive specificità organizzative.

“Non un’elencazione rigida di linee guida – sottolinea Tommasa Maio (Fimmg) – bensì uno strumento agile e flessibile che, guardando alle differenze che inevitabilmente contraddistinguono le varie realtà assistenziali di prossimità, riesca a favorire comportamenti omogenei. Il documento è un po’ come “una cassetta degli attrezzi” che vuole supportare le scelte dei singoli professionisti chiamati ad applicare questo strumento ai vari contesti ed offrire quella pronta risposta e resilienza alle emergenze infettive auspicate dall’OMS”.

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