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da doctor33.it
Nei bambini che soffrono di enuresi notturna, gli allarmi e la desmopressina rimangono le prime scelte terapeutiche, come riafferma un documento aggiornato, pubblicato dalla Children’s Continence Society sul Journal of Pediatric Urology.
«Non ci sono stati grandi progressi nel trattamento dell’enuresi, non abbiamo nessuna nuova terapia rivoluzionaria» spiega Tryggve Neveus della Uppsala University, in Svezia, autore principale del lavoro.
Gli esperti si sono occupati di aggiornare le linee guida del 2010 e del 2012 riguardanti la gestione e il trattamento dell’enuresi notturna, definita come episodi in cui un bambino di età pari o superiore a cinque anni bagna il letto. Il problema non è da poco, in quanto interessa fino al 10% dei bambini di sette anni, e fino all’1% degli adulti.
Secondo il documento, la valutazione iniziale deve includere un’anamnesi accurata, un esame fisico incentrato sulla salute generale e sui segni di disrafismo spinale occulto, un grafico di svuotamento e, se l’enuresi è secondaria, un’analisi di eventuali sintomi della parte inferiore dell’apparato urinario durante il giorno o un dipstick delle urine.
All’età di sei anni è possibile iniziare il trattamento attivo.
I bambini che hanno sintomi diurni delle basse vie urinarie in aggiunta all’enuresi notturna, devono come primo tentativo ricevere consigli per stabilire un programma di svuotamento regolare, bere adeguatamente, e adottare una buona postura di svuotamento. A differenza delle linee guida precedenti, però, in questo aggiornamento gli autori sottolineano che nel bambino con enuresi monosintomatica non ci sono invece prove a supporto di una terapia basata sulla consulenza in prima linea.
Per quanto riguarda l’allarme per l’enuresi, gli esperti evidenziano la necessità di una forte motivazione del bambino e della famiglia perché la terapia funzioni, e ricordano che tale soluzione risulta meno efficace per i pazienti la cui enuresi è rara o periodica e per i bambini che bagnano il letto più di una volta a notte.
La desmopressina, che riduce la produzione di urina notturna in modo che possa essere trattenuta all’interno della vescica, mostra immediatamente la sua efficacia, quindi, secondo la linea guida, se un bambino non risponde alla terapia, non è utile prolungare la stessa oltre le due settimane. Gli esperti ricordano poi che la desmopressina può essere più adatta in prima linea per bambini con poliuria notturna e volumi normali diurni, mentre gli allarmi possono essere scelti ragionevolmente per i bambini la cui produzione di urina notturna è normale e i volumi massimi durante il giorno sono bassi. In presenza di poliuria notturna e di volumi ridotti diurni massimi si può pensare di adottare entrambe le soluzioni. È altrimenti possibile presentare le due opzioni alle famiglie informandole dei pro e dei contro e scegliere insieme a loro. Chiaramente, in caso di fallimento della prima terapia si potrà offrire la seconda, e anche una combinazione delle due come ulteriore tentativo.
In caso di assenza di risposta a tutti questi trattamenti, si dovrà inviare il bambino a uno specialista che possa sottoporlo a indagine urodinamica non invasiva con flusso di liquidi e misurazione residua delle urine. Gli anticolinergici potranno essere considerati come terapia di seconda linea in alcuni bambini, mentre una terapia antidepressiva con imipramina potrà essere utilizzata dagli specialisti come alternativa di terza linea quando altri approcci abbiano fallito o siano controindicati.