Dopo il Covid più bimbi e adolescenti dipendenti da telefonino, ecco i segnali da notare per genitori e pediatri

Dopo il Covid più bimbi e adolescenti dipendenti da telefonino, ecco i segnali da notare per genitori e pediatri

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da quotidianopediatria.it

Sono numeri da brivido quelli che riguardano oggi la dipendenza da device (telefonini e tablet) fra i giovani e giovanissimi italiani, in aumento dopo la pandemia, complici le lunghe giornate trascorse senza poter uscire e con uno smartphone in mano come unica distrazione e mezzo di interlocuzione con i propri coetanei. “Il 98% dei ragazzi italiani fra i 14 e i 19 anni possiede un telefonino da quando aveva 10 anni e il 50% trascorre dalle 3 alle 6 ore al giorno davanti allo schermo del cellulare. Tre su 10 hanno avuto modo di utilizzarlo prima dei 2 anni di età. Un adolescente su 10 si fa selfie pericolosi perché li espongono al rischio di adescamento, così come due su 10 entrano in catene di comunicazione sospette con sconosciuti. Il 60% rimane sveglio fino a tardi la notte per chattare, con conseguenze molto negative sul sonno. E in generale, il 90% dei nostri ragazzi usa queste tecnologie in completa autonomia. Il risultato è che la dipendenza da internet, dai social, dalle chat, è sempre più diffusa, e porta con sé il rischio di attività collaterali come il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, non controllato, l’information overload addiction (il cercare in modo compulsivo informazioni di qualsiasi genere on line), la cyber sexual addiction (uso spasmodico di siti pornografici), e la cyberrelational addiction, cioè l’abitudine incontrollata di cercare relazioni su internet”. A evidenziarlo è Stefano Vicari, Ordinario di Neuropsichiatria Infantile all’Università Cattolica di Roma, Primario della UOC di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Eppure, nella pratica ancora oggi questi disturbi non sono ufficialmente riconosciuti come problemi di salute mentale: “L’Internet Gaming Disorder, ad esempio – spiega Vicari – è stato incluso nella terza sezione del DSM-5, ma come condizione che richiede ulteriori ricerche. L’OMS ha però incluso il disturbo del gioco (online e offline) nella 11a revisione dell’ICD”. Parlando di strumenti di uso comune, come i telefonini, perennemente fra le mani di tutti i giovanissimi, per poter definire una dipendenza o per far sì che a un genitore possa sorgere il dubbio che il proprio figlio stia esagerando, bisogna considerare la presenza di tre elementi: “Il craving, innanzitutto: si tratta del desiderio improvviso e incontrollabile di assumere una sostanza, in questo caso di usare il telefonino. E non uso la parola ‘sostanza’ a caso: la scienza ha dimostrato in maniera incontrovertibile che i circuiti neuronali coinvolti nella dipendenza da fumo, alcol o droghe sono gli stessi identici di quelli che si attivano in una dipendenza da smartphone. E sono quelli di ricompensa e piacere. Il secondo elemento da tenere sotto controllo è l’astinenza: irrequietezza, disagio fisico e psicologico se impossibilitati a chattare o giocare con il telefonino; infine, la tolleranza, ossia la necessità di aumentare progressivamente la quantità di tempo trascorso nell’attività ludica. Penso che per i genitori sia utile innanzitutto sapere che esiste questo problema, ma anche conoscere questi tre costrutti fondamentali su cui si basa la dipendenza. Quanto ai pediatri, so per certo che moltissimi, durante le periodiche visite di controllo dei loro assistiti, prestano la dovuta attenzione a questo che fra i fenomeni più preoccupanti dei nostri giorni, domandando ai giovanissimi quante ore trascorrono davanti a uno schermo e indagando la presenza di comportamenti come quelli descritti sopra. Nell’approfondire, il pediatra tenga presente che dopo il Covid si è avuta una riduzione dell’età media di chi abusa dello smartphone o del tablet, e che i numeri sono raddoppiati. E che quindi il problema è davvero dietro l’angolo. Ma con l’aiuto di pediatri attenti le famiglie sono meno sole nell’affrontarlo”.

In casa, ecco alcuni segnali d’allarme suggeriti dall’esperto che mamme e papà possono captare e insospettirsi per una possibile dipendenza da telefonino:

– Incapacità a staccarsi da internet e forti reazioni di insofferenza se costretto.

– Apatia, depressione, irritabilità, stanchezza, malessere psicologico se impossibilitati a connettersi.

– Negazione di passare troppo tempo su Internet.

– Caduta negli altri interessi e assenza di nuovi.

– Ritiro dalle relazioni sociali

“Quando internet diventa la principale attività della giornata, associato a sintomi di astinenza, tipo ansia, irritabilità, tristezza in caso di impedimento a giocare – prosegue Vicari – si può parlare di una dipendenza. Così come quando si ha perdita di interesse verso hobby precedenti di diverso tipo, incapacità ad ammettere la quantità di tempo trascorsa davanti allo schermo, con necessità di mentire rispetto a questo”. Ma come si può educare a un uso razionale e accettabile del telefonino? Secondo il neuropsichiatra infantile, “occorre iniziare fin da subito con i bambini piccoli, dando il buon esempio noi per primi, per essere credibili, e stabilendo regole precise quando si inizia a far uso di device: mai prima dei 3 anni di età, e sempre guidati e accompagnati dai genitori. Bisogna evitare l’uso di questi dispositivi come metodo di intrattenimento del bimbo: a cena in casa o al ristorante, nessuno dei commensali dovrebbe avere il telefonino in mano, né tantomeno si dovrebbe affidare al cellulare il compito di ‘baby sitter’. Consideriamo infine che solo al di sopra dei 12 anni i rischi di danno a livello neuropsichico (ma non a livello di dipendenza) si riducono, in quanto inizia a svilupparsi la corteccia pre-frontale. I pericoli che questi giovanissimi corrono abusando di telefonini e tablet non sono pochi: ritiro sociale e perdita del senso di cosa è reale, fino allo sviluppo di veri e propri sintomi dissociativi; obesità; disturbi dell’umore; disturbi del sonno; squilibrio emotivo; fino alla dipendenza da sostanze”.

Ecco quindi alcuni suggerimenti pratici per ridurre questi rischi:

– Controllare il tempo sottratto alle interazioni sociali.

– Stabilire un piano d’uso dei dispositivi per tutta la famiglia con orari ‘protetti’.

– Bandire l’uso dei dispositivi elettronici durante i pasti e durante le attività che i bambini eseguono insieme alla famiglia

– Stabilire regole chiare e condivise.

– Evitare l’installazione di dispositivi collegati a internet in camera da letto.

– Astenersi dall’uso per almeno un’ora prima di andare a dormire.

– Educare i figli al web fin da piccoli attraverso il dialogo, l’ascolto, l’educazione emotiva e le regole, condizioni necessarie per imparare ad autoregolarsi e assumere un atteggiamento critico rispetto alla rete.

– Preparare ad accettare un confronto condiviso, senza per forza rimproverare o giudicare il ragazzo.

marco

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