Epatiti acute nei bambini, continua l’incertezza sulle cause

Epatiti acute nei bambini, continua l’incertezza sulle cause

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da doctor33.it

Anche i primi dati che arrivano dagli Stati Uniti non aiutano a chiarire le origini delle epatiti che stanno colpendo i bambini. Sul bollettino dei Centers for Disease Control and Prevention è stato pubblicato il rapporto relativo ai primi casi di epatiti anomale segnalati in Alabama tra ottobre e febbraio: 9 bambini in tutto, due dei quali hanno avuto bisogno di un trapianto di fegato. Al momento, tutti sono guariti o sono in fase di guarigione. In tutti è stata riscontrata un’infezione da adenovirus, ma non è chiaro il ruolo di questo agente patogeno.
I dati contenuti nel report mostrano che, dei 9 bambini che hanno contratto l’epatite da cause ancora sconosciute, 5 avevano meno di 2 anni, 1 aveva tra i 3 e i 4 anni, 3 avevano tra i 5 o 6 anni. Provenivano da aree diverse dello Stato né esisteva alcun legame epidemiologico tra loro. I sintomi più frequenti sono stati vomito, diarrea e febbre. I test effettuati hanno confermato la presenza nel sangue di tutti i bambini di adenovirus, nei 5 bambini in cui sono stati fatti approfondimenti, è stato rilevato che si trattava dell’adenovirusdi tipo 41, che è noto per poter essere responsabile, in rari casi e in bambini immunocompromessi, di epatiti.

La gran parte dei bambini, tuttavia, presentava anche infezioni concomitanti da altri agenti: in 6 casi su 9 è stata riscontrata una riattivazione di una precedente infezione da virus di Epstein-Barr, in 4 infezioni da altri virus come Enterovirus o Rhinovirus. Nessuno di loro aveva un’infezione da SarsCov2 attiva al momento del ricovero.
Inoltre, nessuno dei 9 bambini aveva una storia nota di Covid-19. Il dato, tuttavia, è ancora oggetto di verifica: potrebbe trattarsi di casi asintomatici o pauci-sintomatici sfuggiti ai genitori. Proprio la scorsa settimana, infatti, uno studio condotto dai Cdc stimava che circa il 75% degli under-17 americani aveva contratto un’infezione da SarsCoV2.

Alle nostre latitudini sul tema è intervenuto Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova ad Agorà Extra, su Rai Tre, per sottolineate che “per ora non si può dire molto, si sta cercando di capire le ragioni di questa aumentata suscettibilità. Non sono causate da un virus nuovo, apparentemente sono dovute a un virus comune” e, a fare la differenza, potrebbe essere una diversa risposta del sistema immunitario, legata al fatto che “le misure di restrizione utilizzate contro il Covid hanno ritardato l’esposizione a tanti patogeni”. “Ci sono molte malattie”, ha precisato, “che, se prese da piccoli, hanno un decorso molto benigno, mentre se prese da più grandi fanno correre seri rischi, come la varicella”. In qualsiasi caso, conclude Crisanti, “le famiglie non devono allarmarsi”, anche perché “adesso abbiamo un servizio sanitario migliorato e ha un sistema di allerta molto più sviluppato rispetto al pre Covid”.

marco

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