Sipps: 25% casi scarsa crescita per allergia proteine latte vaccino

Sipps: 25% casi scarsa crescita per allergia proteine latte vaccino

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da dire.it

Da uno studio che abbiamo condotto in retrospettiva, valutando centinaia di cartelle di bambini con crescita stentata, è emerso che un quarto dei casi presi in esame presentavano un’allergia IgE mediata alle proteine del latte vaccino”. Lo afferma Vito Leonardo Miniello, vicepresidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), illustrando le caratteristiche delle allergie alle proteine del latte vaccino (aplv).

“Le aplv- spiega- sono allergie indotte dalle proteine del latte vaccino contenute nei cosiddetti latti in formula. Ora ci sono dei lattantini che, per predisposizione genetica o perché nei primissimi giorni di vita hanno assunto del latte in formula, possono sviluppare delle allergie cosiddette IgE mediate (cioè mediate da anticorpi)

Queste allergie hanno delle manifestazioni che consentono alla mamma di diagnosticare da sola l’allergia: vomito, diarrea, manifestazioni cutanee come i ponfi. Le più insidiose sono le allergie non IgE mediate che sono invece mediate da cellule e hanno manifestazioni più tardive e una gamma di fenomenologia clinica. Possono manifestarsi con enteropatia indotta- elenca Miniello- un vero e proprio malassorbimento che causa scarsa crescita del bambino, feci scomposte. Poi c’è la proctocolite indotta che spaventa in modo particolare le mamme che un giorno trovano sangue nelle feci. Infine, c’è l’enterocolite indotta che è più seria: nella sua forma acuta può avere manifestazioni da choc e viene quindi vista più spesso dai medici del pronto soccorso, mentre nella forma cronica è più subdola e si manifesta con vomito ricorrente e scarsa crescita”.

A proposito delle aplv insidiose, l’esperto tiene a precisare che “sono molto più frequenti di quanto si possa credere. Questo tipo di allergie può essere rilevato e valutato solo eliminando l’alimento offendente. Il passaggio successivo, in un secondo momento, è quello di riproporre lo stesso alimento, con il considdetto test di provocazione orale, per avere una conferma”.

Oltre alle manifestazioni più gravi, anche le cosiddette ‘coliche’ di cui spesso soffrono i neonati possono nascondere un’allergia alle proteine del latte vaccino, soprattutto se sono “particolarmente intrattabili e inconsolabili”, specifica Miniello. Lo stesso vale per il reflusso gastroesaofageo: “quando comporta malessere del bambino che non dorme, che ha uno sguardo infastidito, che gira la testa e rifiuta il cibo, allora si parla di malattia da reflusso gastroesofageo che può essere la punta di un iceberg che è l’allergia. A volte anche la stipsi può essere legata a malattie allergiche non IgE mediate”.

Cosa fare in questi casi? “Le Linee guida dell’Espgan- spiega il pediatra- dicono che una volta esclusi i criteri di allarme per altre patologie, vanno utilizzati dei latti addensati e va ridotta la quantità di cibo per ogni pasto, aumentandone la frequenza. Senza benefici con queste misure, andrebbero utilizzati per quattro settimane dei latti idrolisati estensivi in cui le proteine vengono frantumate, così che non ci siano i frammenti in grado di indurre le allergie (gli epitopi). Dopo questo periodo si valuta l’efficacia del trattamento”.

Il vice presidente della Sipps tiene a sottolineare come, nella gestione di questi problemi ma in generale del bambino, “sia importante instaurare, da parte del pediatra, un dialogo costante con i genitori in modo che sappiano di poter avere sempre al loro fianco il medico di riferimento. Quello che costruiamo nei primi mesi di vita sono le radici di un futuro di salute”.

marco

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