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Influenza nei bambini: quanto dura e come affrontarla?

da www.uppa.it

L’influenza è una malattia infettiva causata da un virus appartenente alla famiglia degli Orthomyxoviridae, si trasmette principalmente per via aerea, attraverso goccioline di saliva e secrezioni respiratorie emesse con i  colpi di tosse o gli starnuti. Una volta entrato nel corpo, il virus attacca le cellule dell’epitelio respiratorio, iniziando un processo infiammatorio che genera i sintomi caratteristici dell’influenza.

Il nostro sistema immunitario risponde infatti all’infezione con una forte risposta infiammatoria che provoca sintomi sistemici come febbre alta, dolori muscolari e stanchezza. Nei bambini, il sistema immunitario è ancora in fase di sviluppo dunque i piccoli sono più suscettibili all’infezione e alle sue complicazioni.

L’influenza è una delle malattie infettive più comuni tra i bambini, con i tassi di incidenza più elevati nei piccoli sotto i 5 anni (e soprattutto sotto i 2 anni). Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’influenza stagionale colpisce ogni anno tra il 20% e il 30% dei bambini, e i più piccoli sono a maggior rischio di sviluppare complicazioni, come polmonite o disidratazione.

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La tosse nei bambini: cause e rimedi naturali

da popsci.it

 

La tosse nei bambini è un fenomeno comune che spesso preoccupa i genitori, soprattutto durante i mesi freddi, quando le infezioni respiratorie sono più frequenti. “La tosse è un meccanismo essenziale di difesa delle vie respiratorie e del polmone, ed è un sintomo associato a quasi tutte le malattie respiratorie e in alcune patologie non di origine polmonare” spiega Ahmad Kantar, Responsabile del Reparto di Pediatria del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro (Bergamo).

Cause della tosse acuta nei bambini

Secondo Kantar, la principale causa della tosse acuta, che dura da due a quattro settimane, nei bambini è l’infezione virale che provoca il cosiddetto raffreddore comune. “L’infezione virale danneggia l’epitelio respiratorio e stimola il rilascio di diversi mediatori dell’infiammazione, che aumentano l’espressione del recettore della tosse e incrementano la sensibilità del riflesso della tosse, in un fenomeno chiamato ipersensibilità del riflesso della tosse, causando una tosse secca e stizzosa”, osserva Kantar. Questo significa che anche piccoli stimoli, come sbalzi di temperatura o la presenza di irritanti ambientali e inquinamento, possono facilmente provocare la tosse. Nella seconda fase dell’infezione, il virus stimola un aumento del rilascio di muco da parte delle cellule dell’apparato respiratorio e danneggia il sistema ciliare. “Questo fa sì che il muco si accumuli nelle vie aeree e gradualmente la tosse si trasformi in una tosse catarrale”, aggiunge Kantar.

La tosse acuta, in molti casi, non richiede farmaci aggressivi, ma piuttosto un supporto che aiuti a gestire i sintomi senza interferire con il naturale processo di guarigione. Questo significa evitare l’uso di farmaci troppo forti e invece scegliere rimedi che possano facilitare il processo di recupero del bambino senza effetti collaterali dannosi. I prodotti da banco disponibili sono numerosi, ma per i bambini, in particolare quelli più piccoli, è necessario prendere alcune precauzioni.

 

 

 

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Virus sinciziale: dopo le polemiche la campagna di immunizzazione ha preso il via in tutta Italia, obiettivo ‘casi zero’ di bronchiolite

da quotidianopediatria.it

Partita dopo una serie di polemiche e ‘inciampi’ istituzionali, la campagna di immunizzazione dei neonati contro il virus respiratorio sinciziale (VRS) in Italia sta registrando progressi significativi, con le Regioni che hanno avviato, sia pure in tempi e modalità a volte diverse, programmi specifici per proteggere i più piccoli da questa infezione potenzialmente grave. Tanto che, da Nord a Sud, si registrano a oggi pochissimi casi di bronchiolite e in alcune realtà anche “zero casi” legati al VRS, in quello che solitamente corrispondeva con il periodo del primo picco epidemico, a novembre-dicembre, che precede il secondo, a febbraio. E’ quanto emerge da un’analisi di Quotidiano Pediatria in collaborazione con i responsabili regionali della Società italiana di pediatria (Sip).

Tutto ha avuto inizio a metà settembre con una lettera inviata dal ministero della Salute alla Regioni in cui si specificava che il farmaco utilizzato per la profilassi del virus respiratorio sinciziale poteva essere erogato gratuitamente ai cittadini solo da parte delle Regioni non in piano di rientro e utilizzando fondi extra sanità. In seguito alle conseguenti polemiche, il ministero ha avviato interlocuzioni con Aifa per il trasferimento dell’anticorpo monoclonale dai farmaci in fascia C a quelli in fascia A, dunque a carico del Servizio sanitario nazionale.

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