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Mascherine negli studi. Ecco le linee guida per i pediatri

da quotidianopediatria.it

A partire da oggi i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta potranno contare su un documento snello, con solide basi scientifiche, per decidere in autonomia e sulla base della situazione contingente se e come rendere obbligatorio l’uso delle mascherine nei loro studi e garantire il contenimento del rischio infettivo. Grazie ad un lavoro realizzato di concerto tra i medici della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) e della Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp), è stato infatti varato un manuale operativo che, in poco più di 10 pagine, offre ai singoli camici bianchi criteri di valutazione che si adattano ai differenti scenari epidemiologici e alle rispettive specificità organizzative.

“Non un’elencazione rigida di linee guida – sottolinea Tommasa Maio (Fimmg) – bensì uno strumento agile e flessibile che, guardando alle differenze che inevitabilmente contraddistinguono le varie realtà assistenziali di prossimità, riesca a favorire comportamenti omogenei. Il documento è un po’ come “una cassetta degli attrezzi” che vuole supportare le scelte dei singoli professionisti chiamati ad applicare questo strumento ai vari contesti ed offrire quella pronta risposta e resilienza alle emergenze infettive auspicate dall’OMS”.

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Dopo il Covid più bimbi e adolescenti dipendenti da telefonino, ecco i segnali da notare per genitori e pediatri

da quotidianopediatria.it

Sono numeri da brivido quelli che riguardano oggi la dipendenza da device (telefonini e tablet) fra i giovani e giovanissimi italiani, in aumento dopo la pandemia, complici le lunghe giornate trascorse senza poter uscire e con uno smartphone in mano come unica distrazione e mezzo di interlocuzione con i propri coetanei. “Il 98% dei ragazzi italiani fra i 14 e i 19 anni possiede un telefonino da quando aveva 10 anni e il 50% trascorre dalle 3 alle 6 ore al giorno davanti allo schermo del cellulare. Tre su 10 hanno avuto modo di utilizzarlo prima dei 2 anni di età. Un adolescente su 10 si fa selfie pericolosi perché li espongono al rischio di adescamento, così come due su 10 entrano in catene di comunicazione sospette con sconosciuti. Il 60% rimane sveglio fino a tardi la notte per chattare, con conseguenze molto negative sul sonno. E in generale, il 90% dei nostri ragazzi usa queste tecnologie in completa autonomia. Il risultato è che la dipendenza da internet, dai social, dalle chat, è sempre più diffusa, e porta con sé il rischio di attività collaterali come il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, non controllato, l’information overload addiction (il cercare in modo compulsivo informazioni di qualsiasi genere on line), la cyber sexual addiction (uso spasmodico di siti pornografici), e la cyberrelational addiction, cioè l’abitudine incontrollata di cercare relazioni su internet”. A evidenziarlo è Stefano Vicari, Ordinario di Neuropsichiatria Infantile all’Università Cattolica di Roma, Primario della UOC di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

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Un terzo dei bambini fra 9 e 13 anni “preoccupato e ansioso”

da www.popsci.it

Più di un bambino su tre di età compresa tra 9 e 13 anni (37%) è “preoccupato” almeno una volta alla settimana, principalmente per la scuola (64%) e le amicizie (41%). Una tendenza ansiosa che progredisce con l’età: verso i 13 anni i ragazzi hanno maggiori probabilità rispetto ai più giovani di riferire di sentirsi come se non smettessero mai di preoccuparsi (48% contro 22% per i bambini di 9 anni). Sono i risultati del What’s Worrying America’s Kids, un sondaggio nazionale condotto da The Harris Poll per conto di Nemours KidsHealth, annunciati oggi.

I Centers for Disease Control and Prevention hanno documentato alti livelli di ansia e preoccupazione tra gli adolescenti. Nemours KidsHealth ha commissionato questo sondaggio su 504 giovani dai 9 ai 13 anni per comprendere meglio le loro preoccupazioni e come fornire supporto durante questi anni pre-adolescenziali. “Capire di cosa si preoccupano più spesso i bambini e a che età offre ai genitori e agli operatori sanitari l’opportunità di aiutareli a sviluppare capacità di coping per diventare adulti sani”, ha affermato R. Lawrence Moss, Presidente e Amministratore delegato di Nemours Children’s Health. “La crescente crisi di salute mentale giovanile richiede che genitori, operatori sanitari, insegnanti lavorino insieme per garantire ai nostri giovani il supporto e le risorse di cui hanno bisogno. Prendersi cura della salute mentale dei bambini è altrettanto importante quanto prendersi cura della loro salute fisica”.

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